giovedì 7 giugno 2012

Test ride Bimota DB9 Brivido

La prima impressione guardandola è timore, chissà cosa mi riserva il destino nella prossima mezz’ora di test ride? Riuscirò a domarla o dovrò cedere al suo volere? Ebbene si, un po’ di soggezione l’ho provata al momento di provare la nuova maxi naked di Bimota, la DB9 Brivido in versione base (la DB9S Brivido carbon è dotata di impianto frenante monodisco di tipo perimetrale e ha le sovrastrutture in carbonio).
La linea è sicuramente futuristica, il cupolino è un unghia a protezione della strumentazione, non di chi guida, il parafango anteriore sembra essere assente, il codino è così snello che sembra essere monoposto.
L’aspetto è quello di una muscle bike, che trasuda cattiveria al solo contatto visivo, infatti la percezione che si ha guardandola è di un avantreno molto carico con retrotreno leggero, complice anche la scelta dei tecnici riminesi di spostare il fissaggio del porta targa dal codone al forcellone tramite una struttura tubolare asimmetrica (evidente il richiamo al telaio).
I fari sono sovrapposti come sulla DB7 e DB8, ma essendo dotata di una semi carenatura il frontale assume le sembianze del becco di un rapace, il tutto le conferisce un’aria più nobile.
In sella si avverte subito che è diversa dalle altre maxi nude presenti oggi sul mercato, la posizione risulta essere comoda, il manubrio è largo e di generose dimensioni e dotato di un angolazione diversa dal consueto, è più rivolto verso l’interno.
Una volta in movimento si avvertono tutti i pregi di questa moto, il manubrio offre un buon controllo del mezzo permettendo di controllare le spazzolate con il posteriore, perché qui i cavalli sono vivi e vivaci. Spalancando il gas si stà presto a raggiungere velocità da capogiro senza accorgersene, se non fosse per l’aria che ti sferza le braccio e il casco. Durante la prova mi sono ritrovato a pensare più volte al fumetto Joe Bar, in una nota striscia della serie uno dei personaggi (Ed “il polso”) si ritrova appeso a sventolare come una bandiera dopo avere dato gas alla sua moto, ecco a questo ho pensato in più di una occasione, eppure ridevo di gusto, si perché le sensazioni che trasmette la moto guidandola sono solo positive.
A Rimini devono aver pensato di voler realizzare una moto “maschia” vista la scelta, in controtendenza con il mercato, di non dotare la moto di tutti gli aiuti elettronici ormai onnipresenti, quindi niente controllo di trazione o possibilità di scegliere mappature diverse, il tutto garantisce forti emozioni.
La frenata è garantita dall’ormai collaudato impianto Brembo che sa essere modulabile e feroce quando serve. La frizione non essendo a secco (sono un tradizionalista, n.d.a.) risulta essere molto dolce e per nulla affaticante, particolare che aiuta nel traffico cittadino.
In conclusione la moto è gustosa e divertente anche nel traffico, il motore se non viene solleticato ronfa e vi trasporta senza fastidiosi strappi o effetti on-off. Quando si incomincia a spingere arrivano come uno schiaffo le emozioni, quelle forti perché a Rimini hanno fatto un mezzo che sa essere docile ma anche regalare il brivido di piacere.  











e voi cosa ne pensate di cotanta magnificienza???

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