giovedì 9 maggio 2013

Test ride DB8

Queste sono le mie opinioni dopo la prova.

This is my opinion after the test ride


Prima di salire in sella solitamente guardo la moto con un occhio più attento, più personale di quello che uso quando le moto vengono presentate in occasione di saloni o fiere, soprattutto per il semplice fatto di poterlo fare con calma senza la ressa di persone presenti ai saloni.
La sensazione visiva, guardando la DB8, è quella di un forte carico sull’avantreno, questa sensazione è generata dal prolungamento di tutte le linee estetiche, divergenti fra loro. Questo carico all’avantreno determina altresì la sensazione di un posteriore alto, snello, filante e dotato di volumi compatti.
In sella si ha la sensazione di inserire le ginocchia all’interno del corpo della motocicletta e la posizione di guida non è così sacrificata come ci si potrebbe aspettare, anzi si potrebbe azzardare che è quasi comoda, ovviamente per una ipersportiva.
Le sospensioni sono da riferimento per la categoria, forcella marzocchi UD da 43mm regolabile, con trattamento DLC dello stelo per migliorarne la scorrevolezza. L’unita posteriore, con serbatoio separato, è della Extreme Tech completamente regolabile anche alle alte e basse velocità.
Particolare è il forcellone posteriore dotato di eccentrico per la regolazione dell’attacco della sospensione.
Avviando il motore si sente il sordo brontolio del desmoquattro che si avvia stabilizzandosi poi al minimo mentre procedo con i controlli di rito, gioco frizione, distanze delle leve dal manubrio e quant’altro.
In marcia la DB8 non soffre strappando o sbuffando se si trotterella in mezzo al traffico e si fa guidare docilmente in egual misura a come il domatore comanda la sua fiera. Entrando nell’area riservata al test incomincio a snocciolare marce come i grani del rosario e il motore risponde con vigorosa spinta senza particolari buchi di erogazione, risultato evidentemente ottenuto con un diverso studio dell’impianto di scarico. I semi manubri sono larghi, si ha la sensazione guidando di essere un funambolo con la sua asta di bilanciamento, questo permette di avere un maggiore controllo sul posteriore in uscita di curva permettendo di esibirsi in qualche leggero traverso controllato. Visto il motore utilizzato da Bimota per spingere la DB8 le impennate sono facili da eseguire senza bisogno di doverle cercare con particolari giochi di frizione o apri e chiudi.
La frenata è potente e precisa, ben modulabile e visto l’impianto, Brembo, utilizzato il fading non è un problema che riguarda certamente una moto come questa.
La strumentazione risulta ben leggibile sia quando ci si ritrova raccolti dietro il cupolino sia in posizione rialzata, così come per gli specchietti, molto migliori di quelli della DB5.
Le gomme di primo equipaggiamento, Michelin Power Pure, svolgono più che bene il loro compito su strada, dimostrandosi comunicative e senza effetti di autoraddrizzamento.
Da un punto di vista economico la moto non viene di certo regalata, offre però una componentistica di pregio che forse poche altre moto possono offrire mentre per tutte le altre bisogna rivolgersi al mondo dell’aftermarket.
In conclusione la moto in questione è un oggetto per pochi facoltosi eletti sia per la tipologia sia per il prezzo, giustificato quest’ultimo dall’allestimento con cui è fornita.
Il prezzo è di certo un fattore rilevante, se consideriamo però che queste moto solitamente vengono poco utilizzate (vista la comune consuetudine di “tenerle in salotto”) non ci resta che orientarci con fiducia sul mercato dell’usato.





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